Riforma "scolastica"

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Children of the forest
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Riforma "scolastica"

Messaggio da Children of the forest »

Salve, non so se avete già discusso della "riforma" della scuola italiana, sono in un internet point e non mi sono riletto tutto il forum per vedere se ne avevate già parlato.
Questa è una piccola lettera che abbiamo scritto e fatto girare all'università degli studi di torino. La posto quì in questa sezione, sebbene quì si parli sempre di altro, di dispense in pratica, credo che sia cultura scientifica e una cosa troppo seria per essere un "discorso da birreria":

L'altro giorno in facoltà mi sono trovato davanti un volantino che
titolava “Il 6 agosto è mancata l' UNIVERSITÀ PUBBLICA ITALIANA”.
Cosa
è successo? Il governo ha approvato con una discussione di 10 minuti e
con la fiducia (con la quale il parlamento è stato esautorato delle sue
prerogative) il decreto legge 133, che tratta di tagli
all'università e
alla scuola in generale.
1assunzione ogni 5pensionamenti, 1.444
milioni di euro di tagli (20%), taglio totale della ricerca pubblica a
favore di un università con scopi solo didattici, possibilità (parola
elegante per indicare un obbligo) di vendere le università, e lasciare
a costo zero beni mobili e immobili di esse, a fondazioni private. Le
tasse universitarie potrebbero teoricamente arrivare a 15.000€ nel giro
di 2anni. Per un informazione completa ho allegato i volantini che ho
ricevuto, la legge in sé e un commento ad essa.
Vi scrivo queste cose
perché sono rimasto scosso dal totale silenzio di tutti i media di
tutti gli orientamenti politici. Vorrei poi precisare che questa
protesta è APOLITICA, non prende di mira un partito ma una proposta di
legge assolutamente insensata che impoverirebbe culturalmente e non la
società in cui viviamo.
Informarsi di quello che sta succedendo è un
passo, molti di noi si giudicano inutili e senza valore di fronte a
queste cose ma io non voglio rinunciare a cercare di contribuire ad una
società migliore, è un mio diritto e inoltre un dovere civico.
Diffondere la notizia con i propri conoscenti e partecipare alle
manifestazioni (la prossima venerdì 10 Ottobre a Torino in piazza
Arbarello), in modo tale da renderle serie (e non lasciarle in mano ai
soliti che puntano solo a saltare qualche ora di lezione e fare casino)
sono cose necessarie, assolutamente non inutili.

Grazie
dell'attenzione.
Protto Marco
Ceretto Castigliano Angelo
Torre Emiliano
Patania Alice
Nitti Laura
http://olimato.altervista.org/
L'uomo ha creato un dio vendicativo per i propri comodi e un satana per l'inferno che ha in se
fph
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Re: Riforma "scolastica"

Messaggio da fph »

Children of the forest ha scritto:Diffondere la notizia con i propri conoscenti e partecipare alle manifestazioni (la prossima venerdì 10 Ottobre a Torino in piazza Arbarello), in modo tale da renderle serie (e non lasciarle in mano ai soliti che puntano solo a saltare qualche ora di lezione e fare casino)
Basta non farle in orario di lezione. Il punto è che a chi organizza le manifestazioni di solito la presenza del "gregge" fa comodo.
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Ratio
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Messaggio da Ratio »

Purtroppo i "pecoroni" ci sono e ci saranno sempre (ed è anche verissimo che fanno comodo), ma proprio per questo, come diceva anche Children of the forest, bisogna creare intorno a queste manifestazioni uno spirito di partecipazione, di contro-informazione e di interesse attivo (la libertà di pensiero è la "malattia" più contagiosa che esista).

Tuttavia il problema da affrontare va ben al di là della capacità di riformare di qualsiasi protesta: è la piaga della dittatura della maggioranza, del furto del voto e della frode della rappresentanza "democratica". Comunque questo è un altro discorso (che lascia un pò il tempo che trova, generalmente).
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Messaggio da EvaristeG »

Dopo 5 anni di università e un po' di governi, posso dire che le scelte in campo universitario e scolastico non dipendono dalla forza politica al potere, ma - evidentemente - dai tecnici del ministero, che non cambiano con il cambiare del governo. Se esaminate i provvedimenti presi da Berlinguer, De Mauro, Moratti, Mussi, Gelmini, troverete una linea comune che va al di là delle loro idee politiche o degli schieramenti in cui sono inseriti: se chi lavora al Ministero ha deciso che l'unica strada per il futuro è questa, porterà avanti il proprio obiettivo indipendentemente dal governo, come accade in ogni ministero che abbia una parte altamente specifica in cui il ministro di turno non può mettere il becco se non è specialista del settore.
Le proteste, le occupazioni, le manifestazioni sono strumenti che fanno leva sul disagio che provocano in chi è al potere ... se, come a Pisa, tali manifestazioni sono incoraggiate dal Rettore, spiegatemi voi a cosa servono... possono dar fastidio ai sindaci delle città, alle forze dell'ordine costrette a sorvegliarle e a cambiare il flusso del traffico, ma non otterranno nulla da chi siede a Roma.
Per di più, le leggi sui tagli alla ricerca e all'università arrivano da una concreta mancanza di fondi... per questo, oltre che la Gelmini, c'è di mezzo anche Tremonti; protestare contro questi provvedimenti e non fornire una alternativa non denota certo intelligenza: cosa altro si taglia? e badate bene che non si parla di spiccioli, quindi i discorsi del tipo "diminuiamo lo stipendio ai parlamentari" non funzionano... non dico che sia una legge giusta e santa, ma la protesta deve essere costruttiva e propositiva, cosa che, a livello studentesco (quindi massificato) non può essere. Perchè, se anche i singoli universitari saranno persone sensate e capaci di raziocinio, la folla è una bestia bruta e stupida.

Ci lamentiamo che l'istruzione è sempre peggio e poi perdiamo giorni e giorni a fare proteste in piazza invece di andare a lezione?? hmm, sensato...

Inoltre, non so se ci avete fatto caso, ma (almeno a Pisa e in altre città di cui ho avuto notizia diretta) i protestanti sono di facoltà quali Lettere, Storia, Filosofia, Matematica, Fisica, un po' meno di Biologia e Chimica, svariata gente di Scienze della Pace, Scienze Politiche, però nessuno o quasi di Economia, Ingegneria, Medicina, Giurisprudenza... perché? perché, egoisticamente, queste facoltà non hanno problemi (ne è prova il fatto che il politecnico di Milano ha aperto regolarmente i corsi, i dottorati e tutto quanto) e i loro laureati non cercheranno impiego nell'università pubblica, tranne forse come secondo lavoro e in pochi casi.

In definitiva, una protesta di dissenso, senza proposte concrete, che colpisce a livello locarle, fatta solo da una parte degli studenti (parte nemmeno tanto maggioritaria) ha infime possibilità di essere ascoltata, di lasciare un segno, di sortire il minimo effetto anche solo sull'opinione pubblica, e questo proprio per lo spirito della democrazia (che non sempre va d'accordo con il modello "assistenzialista" ed economicamente paritario che in Italia è tanto esaltato).

Detto ciò (e non volevo, ma non sono riuscito a resistere), protestate e affollate le piazze, ma almeno riflettete sul fatto che, come insegnavano i filosofi del medioevo, una critica senza una proposta alternativa è vuota, difficilmente efficace e spesso nasconde semplicemente rabbia e malcontento, non desiderio di giustizia, sociale, economica o culturale.
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Ratio
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Messaggio da Ratio »

EvaristeG ha scritto:Dopo 5 anni di università e un po' di governi, posso dire che le scelte in campo universitario e scolastico non dipendono dalla forza politica al potere, ma - evidentemente - dai tecnici del ministero, [...] in cui il ministro di turno non può mettere il becco se non è specialista del settore.
Certo, su questo sono d'accordo: ci sono aspetti tecnici di cui i ministri non possono e non devono occuparsi; ma è lampante che determinate forze politiche (ma diciamo pure esclusivamente partitiche) tendono ad operare in precise direzioni (privatizzazione scolastica, abolizione della sperimentazione e della ricerca, addirittura abbassamento dell'età d'obbligo scolastico).
E queste "direzioni" dipendono fortemente dal colore politico del governo.
Per di più, le leggi sui tagli alla ricerca e all'università arrivano da una concreta mancanza di fondi... per questo, oltre che la Gelmini, c'è di mezzo anche Tremonti; protestare contro questi provvedimenti e non fornire una alternativa non denota certo intelligenza: cosa altro si taglia? e badate bene che non si parla di spiccioli
Il problema qui non è tanto legato alla quantità dei fondi, quanto piuttosto alla qualità della spesa: Danimarca, Finlandia, Inghilterra e Germania in proporzione non spendono per l'istruzione più di quanto spende l'Italia. La differenza sta nell'organizzazione e nella distribuzione dei fondi, che passano per troppe mani (regioni, provincie, comuni, istituti) perdendo d'occhio le priorità.
Sotto questo punto di vista sarebbe meglio l'istituzione di fondi esclusivamente comunali, o provinciali al massimo, in modo da tagliare fuori gerarchie troppo elevate e manipolatrici.
Ci lamentiamo che l'istruzione è sempre peggio e poi perdiamo giorni e giorni a fare proteste in piazza invece di andare a lezione?? hmm, sensato...
Lo sciopero, anche se per gli studenti si tratta a rigor di logica di "manifestazione", è uno strumento di lotta sociale la cui legittimità mi sembra fuor di discussione. O no?
In definitiva, una protesta di dissenso, senza proposte concrete, che colpisce a livello locarle, fatta solo da una parte degli studenti (parte nemmeno tanto maggioritaria) ha infime possibilità di essere ascoltata, di lasciare un segno, di sortire il minimo effetto anche solo sull'opinione pubblica, e questo proprio per lo spirito della democrazia (che non sempre va d'accordo con il modello "assistenzialista" ed economicamente paritario che in Italia è tanto esaltato).
Questo è esattamente il punto che nel post precedente avevo sottolineato nella seconda parte. In sintesi lo sciopero è più simile ad un "lamento" che a una proposta, proprio perché il sistema politico attualmente in uso in Italia non permette al popolo altra forma di partecipazione che questa. Il problema risiede nella democrazia rappresentativa! (Rousseau docet)
Il sistema non ci lascia alternative.
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SkZ
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Messaggio da SkZ »

"Scienze della Pace"? Che e', una laurea per fare gli inviati dell'ONU? :shock:
Ma non stanno proliferando un po' troppe lauree?
Basterebbe iniziare a raggruppare le lauree assieme e iniziamo ad avere piu' fondi. Ma non penso che verra' accettato.
Caspita e' come se instaurassimo lauree in Radioastronomia o Cosmologia.

Forse bisognerebbe tornare a mettere mano alla riforma universitaria mettendo ordine alle lauree che ci sono e vedendo quali hanno diritto ad essere delle lauree e quali siano invece piu' corretto considerare diplomi universitari o specializzazioni di altre lauree (io scienze della pace la vedo inclusa in scienze politiche).
E magari anche partire dal presupposto che le lauree non sono tutte uguali, idea che ha devastato vari corsi costringendo a tagli mostruosi dei programmi per allineare la difficolta' a quella di altre lauree.
impara il [tex]~\LaTeX[/tex] e mettilo da par[tex]\TeX~[/tex]

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EvaristeG
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Messaggio da EvaristeG »

In realtà alcuni dei punti che tu hai citato sono stati ventilati e messi in cantiere per la prima volta da governi di sinistra... di tagli ai fondi se ne è visti di più con Mussi che con i governi del centro destra, ad esempio ... l'abbassamento dell'obbligo scolastico, invece, non s'è visto proprio.
Sulla riforma dell'università e delle superiori c'è stata una spaventosa continuità nell'alternarsi di governi, anche se, come è ovvio, ognuno rigirava verbalmente la frittata come più gli faceva comodo, ma la linea guida era sempre la stessa (dettata dal desiderio di uniformarsi agli standard europei).

Per quel che riguarda la gestione dei fondi universitari, beh, non è così contorta come dici ... ad esempio, i comuni non c'azzeccano nulla. Inoltre, i soldi possono essere gestiti male, ma non credo che riescano a far sparire nel nulla così tanti soldi che la loro ricomparsa possa risanare il deficit (ad esempio) di Siena e Firenze. Infine, la creazione di fondi ad hoc per le università, di carattere locale, è esattamente quello che il ministero propone con la strada delle fondazioni private...da questo punto di vista, leva ogni tipo di gerarchia amministrativa, rende merito alla buona gestione delle singole università ed evita che i fondi vengano deviati dagli obiettivi che gli atenei ritengono più importanti per motivi burocratici o per tortuosità amministrative.

Infine, lo sciopero è un diritto del lavoratore, non dello studente ... il lavoratore, non prestando opera, danneggia il padrone (pur autodanneggiandosi in quanto si sottrae giornate di paga) e fa di questo danno un punto di forza per far valere le proprie richieste... lo studente, non andando a lezione, danneggia solo se stesso.
Che poi, quando non c'è obbligo di frequenza e di firma, lo studente possa seguire o meno i corsi e quindi partecipare o meno a quali manifestazioni più gli piacciano, è un altro discorso ... personalmente non ho mai seguito molto le lezioni in università...
Non discuto che sia un diritto, come è anche diritto di chiunque regalare ogni sua proprietà agli altri ... discuto sul fatto che sia utile, sia come mezzo di protesta, sia nelle sue ricadute immediate e accidentali sull'attività dell'universitario.

Infine, i lamenti sono una cosa dovuta e nobile, ma sospendere le attività universitarie per giorni, bloccare il traffico, dar fastidio agli altri abitanti di una città solo per esprimere un lamento, beh, direi che è un po' un abuso. Se da queste azioni può venire qualcosa di costruttivo, bene, altrimenti ognuno gema nel segreto di camera sua e si lamenti la sera al pub con gli amici.
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Messaggio da Ratio »

EvaristeG ha scritto:In realtà alcuni dei punti che tu hai citato sono stati ventilati e messi in cantiere per la prima volta da governi di sinistra... di tagli ai fondi se ne è visti di più con Mussi che con i governi del centro destra, ad esempio ... l'abbassamento dell'obbligo scolastico, invece, non s'è visto proprio.
Sulla riforma dell'università e delle superiori c'è stata una spaventosa continuità nell'alternarsi di governi, anche se, come è ovvio, ognuno rigirava verbalmente la frittata come più gli faceva comodo, ma la linea guida era sempre la stessa (dettata dal desiderio di uniformarsi agli standard europei).
Io non ho mai parlato di taglio ai fondi come qualcosa di appartenente ad un'unica "direzione" partitica, anzi, sono d'accordo con te che tutti i governi hanno operato in questo senso. Ma per quanto riguarda la privatizzazione? Io credo a ragione che sia sempre stata una prerogativa dei governi di Berlusconi, o no? La "professionalizzazione precoce" degli studenti (come voleva la riforma Moratti)? L'abolizione di ricerca e sperimentazione? Non credo proprio che queste tendenze siano comuni a tutte le forze politiche.
Per quel che riguarda la gestione dei fondi universitari, beh, non è così contorta come dici ... ad esempio, i comuni non c'azzeccano nulla.
:?: Come no? I comuni gestiscono gli appalti edili, concendono fondi se necessario in sostituzione della provincia, finanziano direttamente molte attività extrascolastiche o ne gestiscono gli appalti (vedi le mense, ad esempio). Ovviamente io parlo delle scuole superiori, però.
Inoltre, i soldi possono essere gestiti male, ma non credo che riescano a far sparire nel nulla così tanti soldi che la loro ricomparsa possa risanare il deficit (ad esempio) di Siena e Firenze.
C'è da chiedersi allora come facciano gli altri stati europei che spendono le medesime risorse...
Infine, la creazione di fondi ad hoc per le università, di carattere locale, è esattamente quello che il ministero propone con la strada delle fondazioni private...da questo punto di vista, leva ogni tipo di gerarchia amministrativa, rende merito alla buona gestione delle singole università ed evita che i fondi vengano deviati dagli obiettivi che gli atenei ritengono più importanti per motivi burocratici o per tortuosità amministrative.
L'unica cosa che mi "puzza" è il termine "privato". Quello che avevo in mente io era un fondo pubblico e perciò omogeneo, distribuito equamente sul territorio e di proprietà di tutti; in una parola: equo e limpido.
Infine, lo sciopero è un diritto del lavoratore, non dello studente ...
Infatti ho parlato e generalmente si parla di "manifestazioni", non di scioperi.
Non discuto che sia un diritto, come è anche diritto di chiunque regalare ogni sua proprietà agli altri ... discuto sul fatto che sia utile, sia come mezzo di protesta, sia nelle sue ricadute immediate e accidentali sull'attività dell'universitario.
Ovviamente l'utilità è limitata al solo impatto sui media. Ma si tratta, come ho già detto in precedenza, dell'unica forma di partecipazione del popolo che la democrazia rappresentativa ci consente (e non venitemi a dire che l'unico diritto necessario è il voto, perché le elezioni sono una vera pagliacciata).
Infine, i lamenti sono una cosa dovuta e nobile, ma sospendere le attività universitarie per giorni, bloccare il traffico, dar fastidio agli altri abitanti di una città solo per esprimere un lamento, beh, direi che è un po' un abuso. Se da queste azioni può venire qualcosa di costruttivo, bene, altrimenti ognuno gema nel segreto di camera sua e si lamenti la sera al pub con gli amici.
Un pò come Kant con la "ragion pubblica" e la "ragion privata"... Contenti voi. Così sicuramente le cose non cambieranno.

P.S.: EvaristeG, se credi che il forum non sia il luogo più adatto per questo genere di discussioni (che mi pare siano state bandite anche dalla Birreria) dimmelo subito... :wink: non vorrei incorrere in qualche infrazione del regolamento :oops:
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Messaggio da EvaristeG »

Dalla birreria sono stati banditi discorsi politici e religiosi, principalmente perchè fonte di flames tra utenti.
Questo, a mio avviso, non è un discorso politico, almeno non da parte mia, in quanto sto sostenendo esattamente che le decisioni prese dal governo non dipendono granché dal colore del medesimo.
L'abolizione di ricerca e sperimentazione non c'è, formalmente, nemmeno nell'ultima legge, contro cui tutti stanno protestando.
E' una conseguenza di manovre come tagli ai fondi e imposizione di obblighi didattici ai ricercatori.
La privatizzazione è conseguenza inevitabile della capillarizzazione, in quanto non è più possibile, né pragmaticamente utile, una gestione centralizzata.
Poi, vorrei farti notare che la discussione verteva (almeno all'inizio) sull'università, non sulle superiori, ed è su quello che io ho risposto.

I fondi delle università vengono spesi per gran parte nella struttura amministrativa delle stesse; essendo posti di impiego statale, non sono possibili licenziamenti e tagli sul personale. La strada delle fondazioni (quel "private" è una ca22ata che mi è uscita dalla tastiera... tali fondazioni sarebbero comunque pubbliche, ovvero finanziate dallo stato, almeno in parte, ma con responsabilità proprie e gestione propria) pone rimedio anche a questo permettendo di eliminare il superfluo in maniera specifica in ogni università.

Inoltre, ti faccio presente che l'università italiana è, ancora e nonostante tutto, la formazione migliore d'europa; i nostri laureati vengono presi ai dottorati all'estero quasi senza nemmeno colloquio, anche se hanno conseguito la laurea con 2 o 3 anni di ritardo, vincono con facilità borse e sovvenzioni. Ovviamente parlo di individui minimamente validi (non geni, ma nemmeno capre che hanno preso la laurea in Scienze Politiche in 8 anni con la media del 18). Questo potrebbe essere un punto a favore del fatto che l'italia abbia molti meno laureati degli altri paesi e ci spenda più soldi. La formazione offerta è superiore.

Saltando di palo in frasca, un fondo pubblico da dividere equamente tra tutti... ma tutti chi? tutte le università? (o ci mettevi anche le scuole secondarie e primarie?) in modo omogeneo sul territorio... e perché non omogeneo invece sugli iscritti?
E se un'università deve rifare delle strutture, come fa? o ci sono sempre ogni anno abbastanza soldi perché tutte le università possano anche far fronte ai lavori straordinari?
Quella delle fondazioni è la scelta più semplice... alla luce dei problemi di gestione del capitale, quanto meno.

E, evitando equilibrismi verbali, che tu la chiami sciopero o manifestazione, non cambia la sostanza... le università non sarebbero tenute a fermare la didattica per permettere agli studenti di parteciparvi. Inoltre, per avere un ascolto dai media dovrebbero fare cose come bloccare autostrade o ferrovie, far muovere l'esercito... allora avrebbero ascolto... occupare un polo didattico o radunarsi in una piazza (per di più con il benestare di sindaco e rettore come succede a pisa) non produce molto più che un trafiletto nella cronaca locale.
Le cose possono cambiare se ci si impegna a cambiarle e si propone come cambiarle, o si denuncia specificamente quel che va cambiato, non semplicemente lamentandosi che così come sono non vanno bene.

Ti faccio un esempio: se gli studenti di un'università italiana stendessero un elenco degli sprechi di denaro e delle cattive gestioni che si vedono nel loro ateneo, documentando e particolareggiando la denuncia ed inviandola ad organi di stampa ed altri mezzi di comunicazione di massa, magari sottolineando la cosa con azioni seriamente disturbanti, quali il blocco di un'autostrada, il non pagare le tasse universitarie (ma tutti!), il blocco di una ferrovia o cose simili, allora forse ci sarebbe qualcosa su cui dargli ascolto...

I bambini piccoli, quando la mamma decide qualcosa che a loro non piace, battono i piedi e piangono, senza curarsi del perché la mamma abbia fatto quella scelta, nè proporre (in quanto non ne sono in grado) scelte alternative che risolvano ugualmente il problema dei genitori e non scontentino loro... gli studenti in italia si comportano spesso così (mutatis mutandis, in quanto il governo è ben lungi dall'esser mamma). Passi per le superiori, dove l'obiettivo dei più è non far lezione, ma all'università è assurdo.
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Messaggio da tmart »

per quanto riguarda lele, ciao
milne è proprio un caro ragazzo
Ultima modifica di tmart il 11 ago 2009, 18:56, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da fph »

tmart ha scritto:ad esempio vi pare utile e attuabile l'abolizione della classe di professori, con conseguente affidamento della docenza ai ricercatori/professionisti che se la guadagnano di corso in corso?
In effetti se si dovesse ripensare tutto da zero e fare le cose per bene, secondo me bisognerebbe considerare separatamente le due figure "quello che insegna" e "quello che fa ricerca".
[Però, visto che non stanno ripensando le cose da zero ma solo cercando di far quadrare i conti...]
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Messaggio da Ratio »

EvaristeG ha scritto:La privatizzazione è conseguenza inevitabile della capillarizzazione, in quanto non è più possibile, né pragmaticamente utile, una gestione centralizzata.
Non confondiamo autonomia (che è sana e legittima) con privatizzazione.
I fondi delle università vengono spesi per gran parte nella struttura amministrativa delle stesse; essendo posti di impiego statale, non sono possibili licenziamenti e tagli sul personale. La strada delle fondazioni (quel "private" è una ca22ata che mi è uscita dalla tastiera... tali fondazioni sarebbero comunque pubbliche, ovvero finanziate dallo stato, almeno in parte, ma con responsabilità proprie e gestione propria) pone rimedio anche a questo permettendo di eliminare il superfluo in maniera specifica in ogni università.
A mio parere il termine "privato" è stato usato, invece, propriamente. Queste fondazioni private (ma pubblicamente finanziate) porranno in mano a rettori e presidi l'amministrazione totale (su risorse e docenti), trasformandoli in dirigenti d'impresa. Alla fine ci troveremo sempre nella stessa situazione: avremo enti publbici per i finanziamenti e privati per i ricavi. Mah...
Saltando di palo in frasca, un fondo pubblico da dividere equamente tra tutti... ma tutti chi? tutte le università? (o ci mettevi anche le scuole secondarie e primarie?) in modo omogeneo sul territorio... e perché non omogeneo invece sugli iscritti?
E se un'università deve rifare delle strutture, come fa? o ci sono sempre ogni anno abbastanza soldi perché tutte le università possano anche far fronte ai lavori straordinari?
Quella delle fondazioni è la scelta più semplice... alla luce dei problemi di gestione del capitale, quanto meno.
Io avevo in mente l'istituzione di un organo locale di finanziamento, che trattiene una percentuale di tassazione su base territoriale. In quest'organo dovrebbero comparire tutti i rappresentanti delle sedi d'istruzione presenti, che dividono i fondi in base alla necessità. Si costituirebbe così una gestione locale organica (e non più istituto per istituto), adatta a finanziare le iniziative di media portata; mentre per spese maggiori (che sono solitamente quelle edili o salariali) si ricorrerebbe a fondi ministeriali (e non provinciali o regionali! Ché creerebbero ingiustizie).

La cosa che non mi è chiara delle fondazioni (e forse non è chiara neanche al Ministero) è il metodo di finanziamento, le percentuali statali assegnate. Chi le decide? (Sicuramente uno che non è del posto) Chi decide come spenderle? (Il rettore/preside/consiglio direttivo, senza curarsi di istituti vicini, di iniziative comuni o non rappresentate nell'organo decisivo). Per non parlare delle pressioni esterne che si riceveranno da enti privati che finanziano!
Io non credo che sia la soluzione più efficiente.
Le cose possono cambiare se ci si impegna a cambiarle e si propone come cambiarle, o si denuncia specificamente quel che va cambiato, non semplicemente lamentandosi che così come sono non vanno bene.
Questo, torno a dire (e non me ne stancherò mai), è il problema della democrazia rappresentativa! Gli unici che possono fare sentire alternative sono i politici all'opposizione, che però non lo fanno...

Poi, vorrei farti notare che la discussione verteva (almeno all'inizio) sull'università, non sulle superiori, ed è su quello che io ho risposto.
Mi scuso :oops: Probabilmente allora non sono la persona più adatta a discuterne.
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Messaggio da tmart »

oh
Ultima modifica di tmart il 11 ago 2009, 18:57, modificato 3 volte in totale.
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OCSE

Messaggio da tmart »

no!
Ultima modifica di tmart il 11 ago 2009, 18:58, modificato 3 volte in totale.
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Messaggio da EvaristeG »

tmart ha scritto:EvaristeG $ \supset $ ErnestoG ?
Scusa?

E comunque sarebbe buona cosa scrivere ragionamenti con capo e coda, non frasi buttate lì, oppure non scrivere niente e riportare solo i dati. La frase ad effetto è uno dei mali della comunicazione contemporanea.
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