Riflessioni di un Olimpico
- exodd
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Riflessioni di un Olimpico
Riflessioni di un Olimpico
Giuro che non è uno scritto filosofico riguardante il significato dell'esistenza, quindi non scoraggiatevi alle prime righe.
Se c'è un pregio nelle materie letterarie o umanistiche, è che certe volte ti fanno davvero riflettere sulla tua vita.
E se poi si ci mettono di mezzo anche cartoni psicologici come Neon Genesis Evangelion, la faccenda si fa davvero preoccupante.
Fatto sta che studiando Pirandello, e la sua teoria secondo cui stiamo tutti dietro a "maschere", che nascondono la nostro vero essere, ti domandi allora cosa sia questo nostro "essere".
Cioè, se non puoi chiamare "vita" il relazionarsi con le altre persone, e il conseguente adattamento delle tue abitudini alle esigenze, cosa mai vuole dire "vivere"?
Ti domandi se esiste qualcosa di te che non sia frutto del mondo. Che non sia frutto del tuo rapporto con gli altri..
Ed è qui che entra in gioco la Matematica.
"Che c'entra?" Direte voi..
Beh, io alla domanda di prima, semplicemente ho risposto che se c'è qualcosa che non dipende dagli altri sono i miei gusti..
E non è stato difficile individuare le cose che mi piacessero di più.
E scartando tutto ciò in cui entro in relazione con altre persone (i miei amici, la mia famiglia, ecc.), me ne sono rimaste poche (disegno, scrittura, matematica e poco altro)
Ma poi ti fai quella domanda cruciale, che ti manda in palla completamente.
"Perchè faccio matematica?"
Qualcuno potrebbe legittimamente rispondere "perchè devi coltivare i tuoi talenti, e non puoi negare che è la cosa che ti riesce meglio"
Ok, è vero, ma questo vuol dire che farei matematica solo per uno scopo utilitaristico.. Qualcosa comunque legato alla realtà esterna a me.
"Beh, allora lo fai semplicemente perchè ti piace.. Sei emozionato nello scoprire cose sempre nuove.. E quando riesci a risolvere un problema provi un brivido di gioia che non potresti sentire in quasi nient'altro"
Piacere personale.. Questo già mi piace di più.
Un interesse dettato solo dalla voglia di sapere.. Un istinto naturale.
Una spiegazione perfetta..
"O è perchè ti piace sentirti lodato?"
Ahia.
Qua ti ritrovi spiazzato.
Vorresti rispondere di no, che sei disinteressato a queste cose.. Perchè ammettere il contrario sarebbe equivalente ad ammettere che fai matematica non per te stesso.. O almeno, non solo.
Eppure non puoi.
Non puoi negarlo non tanto perchè provi qualcosa di piacevole quando ti fanno i complimenti..
Non puoi negarlo per come ti senti dopo che fallisci.
Sai che c'è e ci sarà sempre una piccola parte di te che sarà ferita ed insoddisfatta dei tuoi fallimenti.
Molti lo chiamano Ego.
E sebbene tu cerchi di convincerti che no, invece non ti importa niente di gare, successi,premi e medaglie, lui ci sarà sempre, ed alla prima mancanza si farà risentire.
Ed è allora che vorresti che questa parte di te non esistesse..
Vorresti strapparla via..
Vorresti eliminarla..
Ma domandati una cosa..
Se questa parte di te sparisse, a te piacerebbe ancora la Matematica?
P.s. Andateci pesante, tranquilli
Giuro che non è uno scritto filosofico riguardante il significato dell'esistenza, quindi non scoraggiatevi alle prime righe.
Se c'è un pregio nelle materie letterarie o umanistiche, è che certe volte ti fanno davvero riflettere sulla tua vita.
E se poi si ci mettono di mezzo anche cartoni psicologici come Neon Genesis Evangelion, la faccenda si fa davvero preoccupante.
Fatto sta che studiando Pirandello, e la sua teoria secondo cui stiamo tutti dietro a "maschere", che nascondono la nostro vero essere, ti domandi allora cosa sia questo nostro "essere".
Cioè, se non puoi chiamare "vita" il relazionarsi con le altre persone, e il conseguente adattamento delle tue abitudini alle esigenze, cosa mai vuole dire "vivere"?
Ti domandi se esiste qualcosa di te che non sia frutto del mondo. Che non sia frutto del tuo rapporto con gli altri..
Ed è qui che entra in gioco la Matematica.
"Che c'entra?" Direte voi..
Beh, io alla domanda di prima, semplicemente ho risposto che se c'è qualcosa che non dipende dagli altri sono i miei gusti..
E non è stato difficile individuare le cose che mi piacessero di più.
E scartando tutto ciò in cui entro in relazione con altre persone (i miei amici, la mia famiglia, ecc.), me ne sono rimaste poche (disegno, scrittura, matematica e poco altro)
Ma poi ti fai quella domanda cruciale, che ti manda in palla completamente.
"Perchè faccio matematica?"
Qualcuno potrebbe legittimamente rispondere "perchè devi coltivare i tuoi talenti, e non puoi negare che è la cosa che ti riesce meglio"
Ok, è vero, ma questo vuol dire che farei matematica solo per uno scopo utilitaristico.. Qualcosa comunque legato alla realtà esterna a me.
"Beh, allora lo fai semplicemente perchè ti piace.. Sei emozionato nello scoprire cose sempre nuove.. E quando riesci a risolvere un problema provi un brivido di gioia che non potresti sentire in quasi nient'altro"
Piacere personale.. Questo già mi piace di più.
Un interesse dettato solo dalla voglia di sapere.. Un istinto naturale.
Una spiegazione perfetta..
"O è perchè ti piace sentirti lodato?"
Ahia.
Qua ti ritrovi spiazzato.
Vorresti rispondere di no, che sei disinteressato a queste cose.. Perchè ammettere il contrario sarebbe equivalente ad ammettere che fai matematica non per te stesso.. O almeno, non solo.
Eppure non puoi.
Non puoi negarlo non tanto perchè provi qualcosa di piacevole quando ti fanno i complimenti..
Non puoi negarlo per come ti senti dopo che fallisci.
Sai che c'è e ci sarà sempre una piccola parte di te che sarà ferita ed insoddisfatta dei tuoi fallimenti.
Molti lo chiamano Ego.
E sebbene tu cerchi di convincerti che no, invece non ti importa niente di gare, successi,premi e medaglie, lui ci sarà sempre, ed alla prima mancanza si farà risentire.
Ed è allora che vorresti che questa parte di te non esistesse..
Vorresti strapparla via..
Vorresti eliminarla..
Ma domandati una cosa..
Se questa parte di te sparisse, a te piacerebbe ancora la Matematica?
P.s. Andateci pesante, tranquilli
Tutto è possibile: L'impossibile richiede solo più tempo
in geometry, angles are angels
"la traslazione non è altro che un'omotetia di centro infinito e k... molto strano"
julio14 ha scritto: jordan è in realtà l'origine e il fine di tutti i mali in $ \mathbb{N} $
ispiratore del BTAEvaristeG ha scritto:Quindi la logica non ci capisce un'allegra e convergente mazza.
in geometry, angles are angels
"la traslazione non è altro che un'omotetia di centro infinito e k... molto strano"
Re: Riflessioni di un Olimpico
Hai ragione, anche se dipende dalle gratificazioni che ognuno riceve. Per dire, io non avendo mai vinto niente di complimenti non ne ricevo quanto te, però hai ragione. Io comunque penso che farei ancora matematica, magari con meno convinzione, però si può fare anche per sé stessi. Io ho passato l'anno su minchiate che non servono a niente, ma mi piacciono; se mi fossi allenato per le olimpiadi di sicuro avrei avuto più successo lì.
"Quello lì pubblica come un riccio!" (G.)
"Questo puoi mostrarlo o assumendo abc o assumendo GRH+BSD, vedi tu cos'è meno peggio..." (cit.)
"Questo puoi mostrarlo o assumendo abc o assumendo GRH+BSD, vedi tu cos'è meno peggio..." (cit.)
Re: Riflessioni di un Olimpico
Be', fare un flop cosmico due anni fa è stata una bella mazzata, così come l'argento dell'anno scorso è stata una grande soddisfazione. Quest'anno una via di mezzo, felice per l'oro, un po' deluso dal non PreIMO.
Ma, se posso dire la mia, è questione di soddisfazione personale. C'è poco di meglio che vedere i propri sforzi e il proprio lavoro finalmente ripagati. Non è la medaglia in sé, è il sapere di essersela sudata che piace. L'ego incide. Senza le mazzate del 2009 non avrei studiato tanto intensamente quell'anno, e senza l'incentivo di un oro (e magari dell'ingresso a Pisa) non credo l'avrei fatto l'anno scorso.
Chiariamo: non che la matematica mi sarebbe piaciuta di meno. Mi è piaciuta sin da piccolo, e lì riconoscimenti non ce n'erano. Però, sapere di lottare per qualcosa è un grosso incentivo, una grossa motivazione. I premi aiutano a trovare la forza di volontà nello studiare, non il piacere nel farlo. L'ego è fondamentale. Senza, a nessuno smetterebbe di piacere la matematica. Ma molti smetterebbero di studiarla. Questo è il mio pensiero.
Ma, se posso dire la mia, è questione di soddisfazione personale. C'è poco di meglio che vedere i propri sforzi e il proprio lavoro finalmente ripagati. Non è la medaglia in sé, è il sapere di essersela sudata che piace. L'ego incide. Senza le mazzate del 2009 non avrei studiato tanto intensamente quell'anno, e senza l'incentivo di un oro (e magari dell'ingresso a Pisa) non credo l'avrei fatto l'anno scorso.
Chiariamo: non che la matematica mi sarebbe piaciuta di meno. Mi è piaciuta sin da piccolo, e lì riconoscimenti non ce n'erano. Però, sapere di lottare per qualcosa è un grosso incentivo, una grossa motivazione. I premi aiutano a trovare la forza di volontà nello studiare, non il piacere nel farlo. L'ego è fondamentale. Senza, a nessuno smetterebbe di piacere la matematica. Ma molti smetterebbero di studiarla. Questo è il mio pensiero.
Re: Riflessioni di un Olimpico
Exodd con queste riflessioni hai fatto guadagnare 10 punti a Matematica nella mia scalata che terminerà a Settembre tra Matematica e Ingegneria! Grazie
Le parole non colgono il significato segreto, tutto appare un po' diverso quando lo si esprime, un po' falsato, un po' sciocco, sì, e anche questo è bene e mi piace moltissimo, anche con questo sono perfettamente d'accordo, che ciò che è tesoro e saggezza d'un uomo suoni sempre un po' sciocco alle orecchie degli altri.
Re: Riflessioni di un Olimpico
Devo ammettere che dà un certo prurito a leggersi
C'è un bellissimo brano di Borges che si chiama "Borges e io" che è molto simile, cioè imposta un discorso simile al tuo,però essendo quello comunque un pezzo di letteratura e lui un letterato, conclude in maniera spettacolare dicendo "non so chi dei due ha scritto questo pezzo" (dove i due sono Borges e il suo ego)
C'è un bellissimo brano di Borges che si chiama "Borges e io" che è molto simile, cioè imposta un discorso simile al tuo,però essendo quello comunque un pezzo di letteratura e lui un letterato, conclude in maniera spettacolare dicendo "non so chi dei due ha scritto questo pezzo" (dove i due sono Borges e il suo ego)
Lo stolto è colui che dice quello che sa.Il saggio è colui che sa quello che dice.
"And then one day you find,ten years have got behind you,no one told when to run,you missed the starting gun"
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Re: Riflessioni di un Olimpico
E comunque io ad esempio quando cercavo ancora di costruirmi un sano modello mentale basato solo sullo stimolo della curiosità presi molta ispirazione dalla frase di Newton "sono stato solo come un bambino che ha giocato con qualche conchiglia più preziosa di quelle degli altri mentre il mare della verità giaceva sterminato davanti a me". Ecco davanti ad una così commovente dichiarazione di umiltà di uno dei massimi pensatori dell'umanità, uno prova ribrezzo al solo pensiero di buttare le cose sul personale, cioè ti sembra la cosa più naturale del mondo lavorare e basta dimenticandosi pure di averlo un ego in queste cose...poi vieni a sapere della disputa Newton-Leibniz delle solenni bastardate che si sono tirati a vicenda pur di beccarsi tutto il merito....beh è stato un brutto colpo , tutto da rifare
Lo stolto è colui che dice quello che sa.Il saggio è colui che sa quello che dice.
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Re: Riflessioni di un Olimpico
Iniziamo col dire che Olimpico mi sa di oggetto o al massimo di luogo. A una persona "darei" piuttosto dell'Olimpionico
A tutti piace essere gratificati per quello che uno fa, anche a quelli che da fastidio essere al centro dell'attenzione (sono tra questi ) . Te ne accorgi quando gli altri non ti "lodano" e la cosa ti da più fastidio di quando invece lo fanno. Col tempo ci fai il callo comunque e te ne freghi altamente di essere premiato o altro. Davvero. Non so se sia atarassia o come si chiama, ma funziona veramente :\
Per quanto mi riguarda, la matematica mi fa schifo Ho fatto le olimpiadi, ovviamente senza grossi risultati data la non passione (xD), semplicemente perchè mi venivano abbastanza bene i giochi di archimede.
Inoltre, non poco rilevante nel mio caso, essendo patologicamente introverso, queste gare erano occasioni buone per parlare un po' con gente mediamente meno esuberante del resto dei miei coetanei.
Escludi l'ultima concausa, o almeno sdrammatizzala, aggiungici la voglia di perdere tempo, e troverai le ragioni di fondo della passione per la matematica del 99% di chi ha approcciato le olimpiadi.
Il restante 1%, probabilmente sono i forumisti. Di questi, almeno tra quelli che conosco un minimo pochissimi sono competitivi, tanti lo fanno davvero perchè la matematica garba loro (il che equivale a dire che sono pazzi per me), tipo il buon enigma, che a una medaglia d'oro preferirebbe di gran lunga conoscere, nella totale solitudine, il Teorema di Robertson-Seymour.
A tutti piace essere gratificati per quello che uno fa, anche a quelli che da fastidio essere al centro dell'attenzione (sono tra questi ) . Te ne accorgi quando gli altri non ti "lodano" e la cosa ti da più fastidio di quando invece lo fanno. Col tempo ci fai il callo comunque e te ne freghi altamente di essere premiato o altro. Davvero. Non so se sia atarassia o come si chiama, ma funziona veramente :\
Per quanto mi riguarda, la matematica mi fa schifo Ho fatto le olimpiadi, ovviamente senza grossi risultati data la non passione (xD), semplicemente perchè mi venivano abbastanza bene i giochi di archimede.
Inoltre, non poco rilevante nel mio caso, essendo patologicamente introverso, queste gare erano occasioni buone per parlare un po' con gente mediamente meno esuberante del resto dei miei coetanei.
Escludi l'ultima concausa, o almeno sdrammatizzala, aggiungici la voglia di perdere tempo, e troverai le ragioni di fondo della passione per la matematica del 99% di chi ha approcciato le olimpiadi.
Il restante 1%, probabilmente sono i forumisti. Di questi, almeno tra quelli che conosco un minimo pochissimi sono competitivi, tanti lo fanno davvero perchè la matematica garba loro (il che equivale a dire che sono pazzi per me), tipo il buon enigma, che a una medaglia d'oro preferirebbe di gran lunga conoscere, nella totale solitudine, il Teorema di Robertson-Seymour.
Re: Riflessioni di un Olimpico
Suppongo di essere tra i pazzi a cui la matematica garba, anche parecchio
Sono sicuro che mi piacerebbe ancora sia togliendo via la competizione (che però è un ottimo modo per iniziare, forse il migliore) sia i relativi complimenti, premi e caroselli. Forse non potrei rinunciare alla soddisfazione del risolvere i problemi, ma non ci giurerei
Insomma la matematica mi piace di per sè... non so che altro dire e quindi vi cito una gran perla:
Sono sicuro che mi piacerebbe ancora sia togliendo via la competizione (che però è un ottimo modo per iniziare, forse il migliore) sia i relativi complimenti, premi e caroselli. Forse non potrei rinunciare alla soddisfazione del risolvere i problemi, ma non ci giurerei
Insomma la matematica mi piace di per sè... non so che altro dire e quindi vi cito una gran perla:
edriv sulla matematica ha scritto:Per me è il tentativo più riuscito di costruire qualcosa che stia in piedi.
...tristezza ed ottimismo... ed ironia...
Io ti racconto lo squallore di una vita vissuta a ore di gente che non sa più far l'amore...
"Allora impara a fare meno il ruffiano. Io non lo faccio mai e guarda come sono ganzo" Tibor Gallai
Io ti racconto lo squallore di una vita vissuta a ore di gente che non sa più far l'amore...
"Allora impara a fare meno il ruffiano. Io non lo faccio mai e guarda come sono ganzo" Tibor Gallai
Re: Riflessioni di un Olimpico
exodd porcaccia! hai reso a parole esattamente tutto quello k ho pensato quest anno! anche nelle piccole precisazioni che hai fatto
io sn giunto a due conclusioni( che sono ovviamente opinioni personali): che delle attivita che possono piacere a una persona, il 99% non puo diventare una vera passione se non e' condivisa con altri. ovvero,e' il fatto che altri condividano il nostro interesse che lo rende veramente una passione. la seconda conclusione e' che scopriro solo l'anno prossimo all universita se la matematica e' veramente quello k mi piace(l'anno prossimo quando non ci saranno piu gare).
exodd ha scritto:E scartando tutto ciò in cui entro in relazione con altre persone (i miei amici, la mia famiglia, ecc.)
io sn giunto a due conclusioni( che sono ovviamente opinioni personali): che delle attivita che possono piacere a una persona, il 99% non puo diventare una vera passione se non e' condivisa con altri. ovvero,e' il fatto che altri condividano il nostro interesse che lo rende veramente una passione. la seconda conclusione e' che scopriro solo l'anno prossimo all universita se la matematica e' veramente quello k mi piace(l'anno prossimo quando non ci saranno piu gare).
Re: Riflessioni di un Olimpico
allora riguardatelo e fa tu le citazioni per ogni concetto espressoexodd ha scritto:Se c'è un pregio nelle materie letterarie o umanistiche, è che certe volte ti fanno davvero riflettere sulla tua vita.
E se poi si ci mettono di mezzo anche cartoni psicologici come Neon Genesis Evangelion, la faccenda si fa davvero preoccupante.
Perche' Matematica? la Verita'?
Perche' la Societa' ti richiede che tu svolga un compito, ergo almeno ne scegli uno in cui tu riesca per avere soddisfazioni personali e pecuniari (=lavoro va bene e fai carriera, cosa piu' facile se il lavoro ti riesce di default)
impara il [tex]~\LaTeX[/tex] e mettilo da par[tex]\TeX~[/tex]
Software is like sex: it's better when it's free (Linus T.)
membro: Club Nostalgici
Non essere egoista, dona anche tu! http://fpv.hacknight.org/a8.php
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Re: Riflessioni di un Olimpico
E perchè si continua ad amare e fare matematica quando sai e vedi che chiunque abbia il tulo stesso interesse può fare meglio di te? Sai cioè che perderai la tua vita nel fare qualcosa che potrebbe fare chiunque altro che si impegni quanto te, e che effettivamente non possiederai e comprenderai mai completamente, come altri hanno in realtà fatto...eppure?
Re: Riflessioni di un Olimpico
Perché probabilmente rimane la cosa che ti riesce meglio.Claudio. ha scritto:E perchè si continua ad amare e fare matematica quando sai e vedi che chiunque abbia il tulo stesso interesse può fare meglio di te? Sai cioè che perderai la tua vita nel fare qualcosa che potrebbe fare chiunque altro che si impegni quanto te, e che effettivamente non possiederai e comprenderai mai completamente, come altri hanno in realtà fatto...eppure?