Analogie tra circuiti elettrici e magnetici? Boh non ho presente bene quello di cui stai parlando... vuoi dire i trasformatori con dentro i materiali ferromagnetici ecc..?
Ho letto quest'articolo su wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Motore_asincrono
e devo dire che non c'ho capito nulla...
Comunque stai attento a una cosa, cioè che mi sembra ci sia un uso multiplo del termine f.e.m. che può causare confusione.
Allora se tu hai una curva chiusa
fissa nel tempo, la circuitazione del campo elettrico lungo questa curva sarà pari a - d flusso di B / dt
Nei motori elettrici hai invece dei circuiti elettrici che cambiano posizione nel tempo (il "rotore") ma il fatto che una spira percorsa da corrente in un campo magnetico ruoti è una semplice conseguenza della forza di lorentz (q*v vettor B).
La spira poi comincia a ruotare, e visto che la distribuzione spaziale di corrente cambia nel tempo, ci sarà un campo magnetico variabile, che induce un campo elettrico che avrà effetto anche sulla corrente nella spira (poi ci penserà il tuo generatore esterno a mantenerla al livello desiderato).
E'
questo il vero e proprio campo elettrico indotto.
Un caso diverso è se tu stai spostando un circuito elettrico che si sposta all'interno di un campo magnetico. In questo caso consideriamo un campo magnetico costante nel tempo. Supponi anche che il circuito sia rigido e indeformabile.
Ci sono delle cariche libere di muoversi nel conduttore che costituisce il circuito (elettroni). Queste traslano insieme al circuito, e sentono una forza di lorentz pari a F=q*vXB.
Ora dividi questa F per q, ottieni quello che sembra un "campo elettrico indotto" (ha la dimensione di un campo elettrico E)..
E=vXB
Se calcoli la circuitazione lungo la curva chiusa che rappresenta il circuito, ti viene pari proprio a -d[flusso di B]/dt. Però attenzione a non concludere che questa è la dimostrazione della legge d'induzione.
Prima domanda: se il campo magnetico notoriamente non fa lavoro sulle cariche in moto, come si spiega che mi viene una circuitazione non nulla del campo elettrico lungo il circuito, come se avessi un generatore di tensione? Il campo magnetico sta dando energia al circuito? No, puoi vederla infatti così. In ogni punto lungo la curva hai una certa forza di lorentz, ortogonale alla velocità di traslazione del circuito. Questa forza di lorentz non fa lavoro, ma cambia la direzione della velocità di ogni elettrone in modo che risulti una corrente circolante netta nel circuito (se invece gli elettroni mantenessero tutti la stessa velocità di traslazione, non ci sarebbe nessuna circolazione netta di corrente).
Se non c'è una forza esterna che mantiene il circuito a velocità di traslazione costante, per rispettare la conservazione dell'energia, se nel circuito comincerà a circolare corrente allora il circuito dovrà rallentare.
Per essere sicuro: puoi scomporre la forza di lorentz su ogni elettrone in due componenti: una tangenziale al circuito (lungo la curva) e l'altra ortogonale alla tangente alla curva in quel punto. Calcola separatamente il lavoro fatto dalla prima componente e quello fatto dalla seconda. Sono esattamente uguali e opposti. Il lavoro fatto dalla forza tangente è equivalente a quello fatto da un generatore di tensione. Il lavoro fatto dall'altra componente riduce l'energia cinetica di traslazione del circuito. In realtà è una visione artificiosa perché l'energia cinetica totale è sempre quella... semplicemente sono le direzioni delle velocità dei singoli elettroni che stanno cambiando in modo da dare una circolazione di corrente.
Cosa c'entra tutto questo con l'induzione elettromagnetica definita dalle equazioni di maxwell? I due fenomeni sono legati tra di loro, e possono essere visti come lo stesso fenomeno in due sistemi di riferimento diversi.
Immagina di avere una distribuzione di carica ferma, in un sistema di riferimento inerziale. C'è un campo magnetico variabile. Questo campo magnetico variabile è dovuto a un magnete (o una spira percorsa da una corrente costante) che si sta spostando a velocità costante (in moto rettilineo uniforme). Potresti dire che le cariche, essendo ferme, non dovranno sentire nessun effetto da parte del campo magnetico, quindi dovrebbero restare ferme. Però se cambi sistema di riferimento, e vai in quello solidale al magnete, allora in quel caso vedrai il magnete fisso e le cariche in moto rettilineo uniforme, e quindi in questo sistema di riferimento le cariche dovrebbero subire una forza di lorenz e accelerare. Com'è possibile conciliare i due punti di vista, in cui uno vede la carica restare ferma (e quindi senza accelerazione) e l'altro vede la carica accelerare? Puoi conciliarlo imponendo l'esistenza di un campo elettrico indotto dalla variazione locale del campo magnetico.
Prendi una distribuzione a forma di curva chiusa, come quella del circuito di prima. Come prima, puoi vedere che nel riferimento solidale al magnete ci sarà un campo dato da F/q=vXB a circuitazione non nulla, pari a -dflusso(B)/dt.
Però a priori come fai a essere sicuro che il campo magnetico, elettrico , le lunghezze, le superfici, gli intervalli di tempo siano uguali nei due sistemi di riferimento?
In poche parole, detti (E,B) i campi elettrico e magnetico in un sistema di riferimento, e (E',B') i campi elettrico e magnetico in un altro sistema, se tu hai che Circ(E')=-d[flusso(B')]/dt, chi ti garantisce che Circ(E)=-d[flusso(B)]/dt ?
Per ricavare però l'esatta legge dell'induzione da un sistema di riferimento all'altro, avresti bisogno delle trasformazioni della relatività ristretta (quelle galileiane classiche non vanno bene...). Quindi in una visione classica prendi la legge esatta dell'induzione per buona, postulata come una delle 4 equazioni di maxwell, e le dai una spiegazione intuitiva approssimativa come quella appena data.
La spiegazione intuitiva: localmente, come fai a distinguere un campo magnetico variabile generato da una distribuzione di corrente in moto rigido da quello generato da una corrente variabile in un circuito fermo? Se stai misurando il campo magnetico in una regione vuota limitata (non c'è densità di carica né corrente in quella regione) allora non potrai mai distinguere tra i due casi.
Credo che la corrente variabile potrebbe essere vista come il risultato della sovrapposizione di tante distribuzioni "rigide" distinte, ognuna in moto con una velocità diversa. Quindi ogni volta che c'è un campo magnetico localmente variabile, puoi ripetere il ragionamento di prima (da un punto di vista il circuito e fermo e il magnete si muove, dall'altro il magnete è fermo e il circuito si muove...).
Spero ti sia d'aiuto... se ti confonde le idee nel capire l'induzione lascia stare, non è fondamentale...