thom
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thom
ma si può generalizzare il teorema di thom? oppure è destinato ad essere sempre rigoroso ma incompleto?
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geniale...Tibor Gallai ha scritto:![]()
Quello è il teorema di Thomas, non di Thom. In genere, per la matematica la wikipedia italiana è IL MALE, e quella inglese è decente.
Si tratta di un teorema di sistemi dinamici (teoria delle catastrofi). Altro non so.
A proposito, gpdimonderose è un Essere Ontosofico.







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Ah scusateTibor Gallai ha scritto:![]()
Quello è il teorema di Thomas, non di Thom. In genere, per la matematica la wikipedia italiana è IL MALE, e quella inglese è decente.
Si tratta di un teorema di sistemi dinamici (teoria delle catastrofi). Altro non so.

P.S. Cos'è l'ontosofia? Se volte rispondere magari in mp per non andare OT
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okmarcuz ha scritto:Ah scusateTibor Gallai ha scritto:![]()
Quello è il teorema di Thomas, non di Thom. In genere, per la matematica la wikipedia italiana è IL MALE, e quella inglese è decente.
Si tratta di un teorema di sistemi dinamici (teoria delle catastrofi). Altro non so.
P.S. Cos'è l'ontosofia? Se volte rispondere magari in mp per non andare OT
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geometria euclidea fu superata dalle geometrie lobacewskyane o iper-euclidee o non euclidee; c'è lo stesso passaggio di quando Copernico scoprì la non realtà delle teorie tolemaiche.
Aspetti della ricerca epistemologica,Filosofia della Conoscenza,Filosofia della Scienza, nella scienza stessa.
Il tentativo di assorbire integralmente la filosofia nelle scienze trova la sua principale ragion d’essere negli sviluppi del sapere scientifico nella tendenza ad occupare spazi tradizionalmente riservati alla filosofia.Aristotele diceva dell’essere si parla in tanti modi ed alcuni paiono essere ancora utili e sensati.
La visione del tempo lineare dipende dalla possibilità di calcolare, con i numeri reali, un segmento e/o una linea retta.
Ma quando vengono scoperte altre teorie di numeri non reali ma nello stesso tempo razionali e naturali anche la possibilità di calcolare un tempo non lineare diventa un gioco.
Hawking verso la metà degli anni '70 elaborò,attraverso i "numeri immaginari", la teoria del "tempo immaginario".
I "numeri immaginari", si sa, sono perfettamente numerabili, calcolabili anche se non commensurabili con le altre teorie numeriche:numeri "reali", "naturali", "irrazionali".
Nell’estate del 1995 a Firenze, S.Hawking ha capovolto la visione: da singolarità dello spazio implosivo del cosmo, a singolarità gettante energia continua ed antientropica nell’universo.
Un modello spaziale delle singolarità spazio-temporali o singolarità cosmiche virtuali dell’ipospazio nell’iperspazio temporale. S.Hawking ha disvelato nell’abisso della spazialità relativistica einsteiniana, l’ipospazio soggiacente che non è un “nulla” o un “niente, ma una “superentità” ipospaziale della topologia fluttuante. Nel modello matematico proposto da Hawking, le parti stabili delle singolarità cosmiche s’immaginano instabili, per la nota teoria dell’indeterminatezza di Heisenberg: non si potrà mai sapere con assoluta precisione, pur disponendo della migliore “thecnè” futuribile, quale status possiedano le particelle elementari ai confini dello spazio vuoto: se statico e perciò impermeabile a qualsiasi fenomeno di attraversamento quantico, o instabile ed “ek-statico” e pertanto vibrante di gettatezze singolari, strane o virtuali.Tra le tante possibili o probabili o immaginarie o virtuali alcune omologhe e coerenti e simmetriche o asimmetriche o super-simmetriche:tant’è che nell’ipospazio soggiacente, esisterà almeno una superstringa di particelle virtuali o superonde fotoniche o gravitoni, capace di attraversare l’orizzonte degli eventi da uno spazio-tempo ad un altro: e,per simmetria,sarà anche non impossibile il chiasma ipospaziale della super-stringa cosmica. Getti quantici instabili e virtuali,se simmetrici, creeranno un campo gravimagnetico implosivo; se asimmetrici, un campo di fissione esplosivo estatico: genesi, dal “nulla” o dal “niente” o dal “nihil” cosmico, della materia o antimateria virtuale: singolarità dello spazio-tempo, cronotopie della relatività quantistica. Sarà così ? Nessuno, forse per qualche secolo potrà rispondere a simile domanda cosmica; ma,analizzando con maggior attenzione, il modello topologico di S.Hawking alcune illuminazioni per eventi fondamentali della fisica sono possibili. Di tanti, sono qui enunciati solo alcuni, forse non d’immediata necessità temporale, ma in futuro, dotati di qualità virtuose essenziali.Il chiasma ipospaziale può essere immaginato stabile e statico o instabile ed estatico, o strutturalmente stabile ed estatico.
Le curvature graviquantiche dello spazio-tempo circondanti si inabissano in singolarità ipospaziali virtuali: tali da creare una curvatura positiva circolare e simmetrica alla corrispondente biunivoca: una superstringa infinitesima e quantica di dimensioni prossime alla costante di Planck .
La virtualità ipospaziale darà alla luce una stringa cosmica ove il flusso di materia o antimateria virtuale ellittica o spiralica, si configurerà quale campo soggiacente l’ipospazio virtuale.
La superficie gravitazionale dell’universo s’increspa in negativo, secondo il ritmo dei numeri immaginari coniati da Hawking, fino a disvelare nell’ipospazio soggiacente , le superstringhe morfogenetiche del campo graviquantico: se simmetrico implodente, se a spin asimmetrici virtualmente aggettante nuova energia nell’universo, tanto da generare nuovi, o in passato, big-bangs. Per super-simmetria la stringa ipospaziale s’inabisserà nell’ipercronotopia, tanto da convergere verso la simmetria vicina, o lontana, anni luce.
Si eventuerà un chiasma ipospaziale, morfogenesi virtuale e di altri multiversi singolari o strani o immaginari.Se la scienza non ci inganna, e le riflessioni di Hawking sono dense di pregnanza e salienza, siamo di fronte ad un evento della visione del kosmos sconvolgente e paradigmatica al tempo stesso, capace di relegare a particolarità divertenti, tutte le teorie precedenti. Ma anche pregnante talmente da disvelare modelli nuovi,utili per dispiegare gli eventi immaginati da Hawking e svelare salienze inaudite ed ancora inimmaginabili.Là si disvela un modello metabolico cosmico che s’eventua dal nulla, o dal nihil, virtuale ma che forma un chiasma a stringa immaginaria, e in generale un ipospazio virtuale immaginario.
Sarà quella morfogenesi cronotopica a stabilizzare un campo gravi-quantico estatico o pregnante di gravità quantistica.
In quella supersimmetrica singolarità,le due singolarità cosmiche saranno forse eternamente intangibili, statici,o supergravità delle cronotopie periferiche, ma generanti un campo ipospaziale comunicante e fluttuante e aggettante materia ed antimateria, particelle virtuali e strane, galassie e universi.
Per conferire rigorosità e sublimità ad un simile modello di singolarirà virtuale ipospaziale, è possibile inscrivere quel paradigma descritto con i numeri immaginari in varietà topologiche o meglio in trivarietà.Il doppio chiasma ipospaziale virtuale, sarà una bivarietà ove s’inabissano le polarità estreme ed inferiori, quando le pareti si disvelassero instabili, indeterminate ed ekstatiche.La bivarietà virtuale immaginata da Hawking si inabissa nell’ipospazio d’un toro topologico attraversando una stringa cosmica, anch’essa formata da una bivarietà topologica.Nella supersimmetria immaginata da Hawking, la doppia bivarietà toroidale si disvela quale singolarità virtuale del chiasma topologico.Ma quel che appare alla nostra visione non è altro che una composizione frattale della trivarietà ove le singolarità spazio-temporali possono disporsi nella più assoluta libertà nella cronotopia universale, senza alcuna stabile coessenzialità temporale e spaziale, tale da far apparire le singolarità kosmiche singolarità uniche e inequivocabilmente distinte nell’universo, ma in realtà ben inserite nel campo graviquantico attraverso l’ipospazio virtuale di S.Hawking. Se quel paradigma è pregnante in macro nel cosmo, sarà altrettanto nel micro, tant’è che non sarà tanto difficile immaginare stringhe nella micro regione di Planck, ma supersimmetriche alla ipospazialità di Hawking. Sarà bene riflettere sulla cronotopia virtuale creata Hawking e ben disvelata dal modello topologico della trivarietà.Quindi Hawking ci fornisce, per la prima volta, la possibilità di calcolare una temporalità cosmica non lineare e quindi ci dischiude una visione della temporalità "altra" dai paradigmi delle narrazioni dell'800.Se la scienza e la filosofia hanno elaborato una formalizzazione della temporalità diversa.
Quel che ci appare in luce ed in modo dispiegato, fu presente in nuce?
Prima, però, un raffronto tra la visione temporale lineare e la tridimensionalità del "tempo immaginario".
La classica visione del tempo procede per spostamenti progressivi e lineari come se fosse una freccia del tempo,l'evoluzione del"tempo immaginario" si dispiega nella superficie di una sfera, sorge da un polo "immaginario" il nord raggiunge l'equatore e si chiude in un polo, di linee congiungenti, "immaginario" il sud.Se si pongono le due diverse interpretazioni del tempo in relazione, si comprende come c'è una convergenza ma anche una biforcazione nel percorso incapace di una qualche stabilità certa."E' un caos" è un'espressione che viene usata per esprimere la dissolvenza di una qualche identità, telos, lineamenti e fondamenti e sta per "non esiste nessuna certezza, finalità, non c'è nessun fondamento".Emerge con una qualche rilevanza culturale,filosofica e scientifica l'"epistème" di due congetture:la più originaria prende spunto dalla dialogia tra apollineo e dionisiaco ove ogni sapere,ogni senso non ritrova più in sè e fuori di sè le coordinate fondamentali:il mondo è dominato da un'instabilità permanente, caotica appunto;il senso della temporalità, in questa visione, avverte il declino sia della linearità sia della ciclicità senza un dispiegamento,però, di
un'interpretazione verso altre forme della conoscenza e del sapere: il senso di questa congettura rimane sempre al di qua del senso caotico contemporaneo.La seconda congettura,viene alla luce nella matematica con la "teoria del caos".C'è una qualche corrispondenza tra queste congetture e quel senso impalpabile appena descritto, si può stabilire una qualche connessione tra i vari sensi del "caos" e/o definire che cosa sia questo "senso del caos "?Si evidenzia la necessità di stabilire una minima considerazione sull' "ontologia del chaos", sul senso in sè del "chaos", sulla sua influenza nella cultura.
Joyce col suo ossimoro "chaosmos" volle definire un senso che fosse, nello stesso tempo, un "cosmos" non ordinato e non prevedibile.
Questa parola vuol dirci che l'antica distinzione tra ordine e disordine, tra "cosmos" e "chaos", tra tempo ordinato e tempo disordinato, possono trovare un punto di fusione nell'essenza del "chaosmos" ovvero in un "cosmos" ove non regna più la simmetria apollinea ma fa da padrona l'asimmetria dionisiaca.
Nello stesso tempo quell'asimmetria dionisiaca non si trova però iscritta in una temporalità ben definita, con un orizzonte degli eventi, dei limiti ben evidenziati; tant'è che è impossibile uscire da quelli se non in una sorta di "de-lirio" e di "sub-limen" cioè di un andare oltre la linea dell'orizzonte e quindi in un altro mondo "chaos-cosmos".Il "chaos", quando lo si contrappone al "cosmos" diviene sinonimo di fenomeni incomprensibili, indecidibili; quando si trova un punto di fusione col "cosmos" l' "ontologia del chaos" non fa altro che dispiegare luoghi e regioni dello spazio-tempo ove gli eventi appaiono disordinati, incomprensibili, indecidibili nel piccolo ma in una dimensione diversa appaiono in una prospettiva differente dalla precedente ma non per questo incomprensibili.
Forse il "chaos" è compresente in tutte le dimensioni dell'universo ed appare incomprensibile per la razionalità, per il sapere ed il calcolo. Ma quando l'osservatore lascia che il "chaos" vinca le sue battaglie in quella dimensionalità e si sposta verso una dimensione "altra", il "chaos" cessa di essere tale per rivelarsi nella sua armonia e bellezza simmetrica.
Si può definire l' "ontologia del chaos" quale rappresentazione dell'essenza delle cose nella propria dimensione non delineata da nessuna cultura, razionalità,calcolo.Perchè il "chaos" possa essere considerato un oggetto di osservazione, quindi, si dovrà trovare una soggettività visiva che ne delimiti l'orizzonte, il senso e la forma.Per una classificazione delle varie tipologie caotiche, immaginiamo un disco in cui sia incisa una musica infinita.L' "attrattore strano" sarà la forma regolare del "chaos" i cui confini e l'orizzonte degli eventi sono ben delineati, per esempio a forma di disco, ma di cui è impossibile percepire e calcolare l'itinerario interno.
Quando il sapere ha di fronte a sè la forma completa del disco può definire l'evoluzione complessiva,può dare qualche ordine al disordine.Ma lo stesso soggetto visivo, all'interno del disco, non riuscirebbe mai a stabilire un itinerario, un senso, una conoscenza, un ordine: si troverebbe in un classico "chaos".
In questa dialogia tra ordine esterno e disordine interno o viceversa c'è tutta l'essenza dell' "ontologia del chaos": è possibile rintracciare i prodromi di questo paradigma , nella monade leibniziana quale sfera contenente in sè il "chaos"e il "cosmos"; ovvero, nella monade c'è un succedersi di simmetria ed asimmetria, di "cosmos" e "chaos". Secondo questa prospettiva gli sviluppi compiuti relativamente ai fondamenti della geometria, della logica e della fisica matematica hanno condotto inevitabilmente a una profonda trasformazione della concezione kantiana dei principi sintetici a priori.
Tali principi non potrebbero più essere concepiti come necessari, certi, non rivedibili. Ciò che viene negato è un modo di intendere l’a priori, non l’a priori in senso generale.
Al contrario molti hanno rimarcato l’adesione, da parte degli empiristi logici, ad una concezione relativizzata dell’a priori.
L’a priori contestualizzato costituisce la base per quella che è stata definita una negazione “debole” del sintetico a priori kantiano. Secondo questa interpretazione il carattere proprio dell’empirismo logico sarebbe da individuare esattamente nella tensione fra aspetti di tipo kantiano e aspetti riduzionistici.
Forse nel periodo musicale,nello "zeit-raum" mozartiano è già presente il "chaosmos"."Zeit-raum", nella sua originarietà, significa spazio-tempo ovvero il senso del periodo quale fu formulato in origine: "perì-odòs" limite intorno ad una strada, ad un sentiero.
La musica mozartiana è la prima musica col senso dello "zeit-raum", del periodo che ha in sè una simmetria, rigorosità, completezza apollinea, cosmica ma che, nella sua essenza, al suo interno conserva e svela un disordine, un'asimmetria, una tonalità che va oltre l'ordine musicale esistente.Lo "zeit-raum" sarà quindi, quale metafora del "chaosmos", lo spazio cosmico entro cui è possibile far soggiornare il tempo caotico e nel contempo il tempo cosmico, ove soggiorna lo spazio del "chaos".Mentre nel "cosmos" spazio e tempo ci appaiono, sia nella fisica classica fino a Newton sia nella fisica einsteiniana e post, come regolati da una legge e da una rigorosità calcolabile e nel contempo come se fossero governate da identiche leggi, sensi, forme; nello "zeit-raum chaosmico" è possibile che lo spazio ed il tempo siano governati da una "differenza": tempo ordinato e spazio disordinato, tempo caotico e spazio cosmico.
Si potrebbe anche evidenziare una fenomenologia in cui una spazialità cosmica sia abitata da una temporalità caotica e viceversa. Si potrà allora definire un "attrattore strano" avente una dimensionalità temporale caotica ed una dimensionalità spaziale cosmica.La ragione classica si è trovata di fronte a questi fenomeni della scienza.Il pensiero filosofico, per riuscire a trovare un'interpretazione di questi fenomeni, è stato costretto ad abbandonare le grandi narrazioni.Forse Nietzsche con la sua dialogia Apollo-Dioniso, accennò a questa ipotesi, ma al di sotto delle complessità evidenziate dagli "attrattori strani" formulati da Lorenz; del resto mai appare, nel pensiero nicciano, la presenza metaforica di una divinità che possieda gli elementi del dionisiaco e dell'apollineo quale essenza stessa della sua natura: lo spazio-tempo ove il "chaos" viene alla luce per generare mondi abitati da una caoticità imprevedibile ed indecidibile dove trovano dimora dei ed uomini quindi il dionisiaco, l'apollineo e l'umano che non è nè dionisiaco nè apollineo ma è l'uno e l'altro. In principio il "chaosmos" è isologico con la "fusis" e, a sua volta, questa isologia è possibile interpretarla come un "attrattore strano" ove la "fusis" si evidenzia con un orizzonte, una forma, una formula rigorosa e completa ma che in sè possiede infiniti itinerari labirintici.
Per poter parlare della "fusis", quale "ontologia del chaosmos", non è più possibile utilizzare il linguaggio che tutt'ora costituisce la nostra "koinè", perchè l'evidenziarsi del "chaosmos" qual e "fusis", natura ha messo in crisi non solo le grandi narrazioni, ma anche l'essenza stessa del linguaggio.
Solo una nuova visione della temporalità può offrire nuovi orizzonti alla nostra riflessione; quale relazione, allora, intercorrerà tra temporalità caotica e/o immaginaria, "pensiero della differenza" e l' "ordine simbolico del mondo".
Sperimentiamo il tempo come un passaggio continuo e inarrestabile da ciò che fu a ciò che è adesso ed ulteriormente a ciò che sarà. Questo passaggio quasi impercettibile non significa che il tempo sia un'entità assoluta,la cosiddetta teoria del «tempo assoluto», o vuoto, assunta da Newton, poiché in realtà il tempo è una caratteristica derivata dal movimento «teoria relazionale» del tempo, seguita da Leibniz.
Ogni mutamento contiene una dimensione irriducibile di successione di un “prima” e di un “dopo” ed è questa la temporalità nel suo momento originario, prima di ogni misurazione . Laddove c'è successione, c'è una forma di temporalità. Da questo punto di vista, ogni fenomeno successivo produce un proprio tempo, ma a causa dell'intreccio tra gli esseri della natura, normalmente il prima e dopo di molti fenomeni si determina in rapporto a certe successioni standard.
Il tempo quindi è l'ordine successivo prima/dopo tra gli eventi , nato dal movimento . Però, ciò che cambia permane sotto molti altri aspetti, per cui il tempo, in un senso più frequente del termine, è la «durata dell'essere mutevole», una durata sempre immersa nel cambiamento, dal momento che ogni essere naturale subisce costantemente trasformazioni interne e anche cambia a causa del mutamento continuo della natura circostante. Così un ente dura il tempo di un'ora, di un giorno, di alcuni anni, in quanto permane nell'essere durante quel periodo o durata, che resta determinata proprio perché quel periodo è stato caratterizzato da alcuni cambiamenti e dai mutamenti nei fenomeni del cielo, in quelli terrestri, dei viventi.
Se, per assurdo, non cambiasse mai nulla nel mondo e non ci fosse alcun riferimento, nemmeno esterno, ad una qualche successione di eventi, allora in quello strano stato non si darebbe un vero «tempo». A durare è ciò che è mutevole e, per questo motivo, le cose a-temporali, come sono i concetti astratti, per esempio i numeri, non «durano» . Il tempo, in quanto dimensione non spaziale del moto, è suscettibile di essere quantificato. Newton concepiva il tempo come assoluto, come un flusso uniforme e infinito, indipendente dalle cose, il quale tempo non era altro che un'idealizzazione pari a quella dello spazio assoluto e infinito. Kant seguì la stessa strada, solo che ridusse il tempo ideale newtoniano a un'intuizione a priori della sensibilità interna dell'uomo, introducendo così il dualismo tra il tempo psichico (quello della sensibilità interna) e il tempo assegnato ai fenomeni per inquadrarli nelle categorie del pensiero: è vero che il tempo astratto è costruito in parte dall'uomo quando misura la successione dei moti naturali il giorno, l'anno, in quanto tali sono entità di ragione fondate sulla realtà, ma altri aspetti del tempo sono ontologici e pre-metrici il futuro non è un ente di ragione. La teoria della relatività di Einstein eliminò in maniera definitiva l'idea del tempo assoluto nella fisica. Il tempo, lo spazio-tempo è relativo allo stato di moto di un dato sistema di riferimento, e nella teoria della relatività generale il tempo è anche relativo alla intensità del campo gravitazionale, cioè alla curvatura dello spazio. L'evento creativo dell'Essere sul tempo sarebbe in qualche modo pensabile soltanto in un modello di universo nel quale le linee dello spazio-tempo fossero quelle elaborate da Kurt Gödel:interpretazione ontologica della pl-theory?
Lì si eventuerà la crisi ontologica della mathesis, in relatività con la ricerca della verità ontologica, o svelatezza, dell’essere al di là dei paradigmi della metafisica influente,ininfluente dell’imperativo categorico della volontà di potenza.
Il futuro abita nel presente sia il pensiero ontologico, sia l’indicibile paradosso godeliano della fondatezza metaontologica della mathesis: la mathesis dell’essere quale disvelatezza della verità ontologica, altri saranno felici delle magnifiche sorti virtuali della matematica, senza sottrarre nulla a quella presente epoca, è giunto il tempo ontologico dell’evento della epochè, quale mathesis della fondatezza ontologica della verità disvelata delle matematiche.
La metaontologia della mathesis si disvelerà quale ontosinestesia del pensiero ontologico, in relatività con la crisi della fondatezza ontologica godeliana.La fondatezza ontologica abita il futuro nella presenza della fondatezza virtuale, immaginaria, kaosmica quale modello ontologico del dicibile della koinè ontologica eventuante i paradossi ontologici, ma gettante, oltre la verità ortogonale, i paradossi dell’adeguatezza categorica imperante paradigmatica.Qui il futuro abita il presente nell’essenza della fondatezza ontologica, o meglio dagli eventi godeliani è possibile dispiegare una metaontologia della fondatezza della mathesis.Quale completezza della fondatezza non sarà sufficiente solo una fondazione ortogonale, noetica, imperativa, categorica, modale adeguata all’inferenza della volontà di potenza paradigmatica sia per l’infinita’ degli eventi che sfuggono o che rimangono nell’oblio, sia per la disvelatezza dell’essere ontologico che eventua la fondatezza ontologica della verità, ma anche della stessa fondatezza virtuale della technè frattali, sia della fondatezza immaginaria della temporalità, sia soprattutto e per lo più per l’eventuarsi della fondatezza kaosmologica fluttuante topologica, intuita dallo stesso Godel, poco prima dell’al di là, con le sue teorie kaosmiche degli universi transfiniti, ma sinestetici nella temporalità ontologica.
Aspetti della ricerca epistemologica,Filosofia della Conoscenza,Filosofia della Scienza, nella scienza stessa.
Il tentativo di assorbire integralmente la filosofia nelle scienze trova la sua principale ragion d’essere negli sviluppi del sapere scientifico nella tendenza ad occupare spazi tradizionalmente riservati alla filosofia.Aristotele diceva dell’essere si parla in tanti modi ed alcuni paiono essere ancora utili e sensati.
La visione del tempo lineare dipende dalla possibilità di calcolare, con i numeri reali, un segmento e/o una linea retta.
Ma quando vengono scoperte altre teorie di numeri non reali ma nello stesso tempo razionali e naturali anche la possibilità di calcolare un tempo non lineare diventa un gioco.
Hawking verso la metà degli anni '70 elaborò,attraverso i "numeri immaginari", la teoria del "tempo immaginario".
I "numeri immaginari", si sa, sono perfettamente numerabili, calcolabili anche se non commensurabili con le altre teorie numeriche:numeri "reali", "naturali", "irrazionali".
Nell’estate del 1995 a Firenze, S.Hawking ha capovolto la visione: da singolarità dello spazio implosivo del cosmo, a singolarità gettante energia continua ed antientropica nell’universo.
Un modello spaziale delle singolarità spazio-temporali o singolarità cosmiche virtuali dell’ipospazio nell’iperspazio temporale. S.Hawking ha disvelato nell’abisso della spazialità relativistica einsteiniana, l’ipospazio soggiacente che non è un “nulla” o un “niente, ma una “superentità” ipospaziale della topologia fluttuante. Nel modello matematico proposto da Hawking, le parti stabili delle singolarità cosmiche s’immaginano instabili, per la nota teoria dell’indeterminatezza di Heisenberg: non si potrà mai sapere con assoluta precisione, pur disponendo della migliore “thecnè” futuribile, quale status possiedano le particelle elementari ai confini dello spazio vuoto: se statico e perciò impermeabile a qualsiasi fenomeno di attraversamento quantico, o instabile ed “ek-statico” e pertanto vibrante di gettatezze singolari, strane o virtuali.Tra le tante possibili o probabili o immaginarie o virtuali alcune omologhe e coerenti e simmetriche o asimmetriche o super-simmetriche:tant’è che nell’ipospazio soggiacente, esisterà almeno una superstringa di particelle virtuali o superonde fotoniche o gravitoni, capace di attraversare l’orizzonte degli eventi da uno spazio-tempo ad un altro: e,per simmetria,sarà anche non impossibile il chiasma ipospaziale della super-stringa cosmica. Getti quantici instabili e virtuali,se simmetrici, creeranno un campo gravimagnetico implosivo; se asimmetrici, un campo di fissione esplosivo estatico: genesi, dal “nulla” o dal “niente” o dal “nihil” cosmico, della materia o antimateria virtuale: singolarità dello spazio-tempo, cronotopie della relatività quantistica. Sarà così ? Nessuno, forse per qualche secolo potrà rispondere a simile domanda cosmica; ma,analizzando con maggior attenzione, il modello topologico di S.Hawking alcune illuminazioni per eventi fondamentali della fisica sono possibili. Di tanti, sono qui enunciati solo alcuni, forse non d’immediata necessità temporale, ma in futuro, dotati di qualità virtuose essenziali.Il chiasma ipospaziale può essere immaginato stabile e statico o instabile ed estatico, o strutturalmente stabile ed estatico.
Le curvature graviquantiche dello spazio-tempo circondanti si inabissano in singolarità ipospaziali virtuali: tali da creare una curvatura positiva circolare e simmetrica alla corrispondente biunivoca: una superstringa infinitesima e quantica di dimensioni prossime alla costante di Planck .
La virtualità ipospaziale darà alla luce una stringa cosmica ove il flusso di materia o antimateria virtuale ellittica o spiralica, si configurerà quale campo soggiacente l’ipospazio virtuale.
La superficie gravitazionale dell’universo s’increspa in negativo, secondo il ritmo dei numeri immaginari coniati da Hawking, fino a disvelare nell’ipospazio soggiacente , le superstringhe morfogenetiche del campo graviquantico: se simmetrico implodente, se a spin asimmetrici virtualmente aggettante nuova energia nell’universo, tanto da generare nuovi, o in passato, big-bangs. Per super-simmetria la stringa ipospaziale s’inabisserà nell’ipercronotopia, tanto da convergere verso la simmetria vicina, o lontana, anni luce.
Si eventuerà un chiasma ipospaziale, morfogenesi virtuale e di altri multiversi singolari o strani o immaginari.Se la scienza non ci inganna, e le riflessioni di Hawking sono dense di pregnanza e salienza, siamo di fronte ad un evento della visione del kosmos sconvolgente e paradigmatica al tempo stesso, capace di relegare a particolarità divertenti, tutte le teorie precedenti. Ma anche pregnante talmente da disvelare modelli nuovi,utili per dispiegare gli eventi immaginati da Hawking e svelare salienze inaudite ed ancora inimmaginabili.Là si disvela un modello metabolico cosmico che s’eventua dal nulla, o dal nihil, virtuale ma che forma un chiasma a stringa immaginaria, e in generale un ipospazio virtuale immaginario.
Sarà quella morfogenesi cronotopica a stabilizzare un campo gravi-quantico estatico o pregnante di gravità quantistica.
In quella supersimmetrica singolarità,le due singolarità cosmiche saranno forse eternamente intangibili, statici,o supergravità delle cronotopie periferiche, ma generanti un campo ipospaziale comunicante e fluttuante e aggettante materia ed antimateria, particelle virtuali e strane, galassie e universi.
Per conferire rigorosità e sublimità ad un simile modello di singolarirà virtuale ipospaziale, è possibile inscrivere quel paradigma descritto con i numeri immaginari in varietà topologiche o meglio in trivarietà.Il doppio chiasma ipospaziale virtuale, sarà una bivarietà ove s’inabissano le polarità estreme ed inferiori, quando le pareti si disvelassero instabili, indeterminate ed ekstatiche.La bivarietà virtuale immaginata da Hawking si inabissa nell’ipospazio d’un toro topologico attraversando una stringa cosmica, anch’essa formata da una bivarietà topologica.Nella supersimmetria immaginata da Hawking, la doppia bivarietà toroidale si disvela quale singolarità virtuale del chiasma topologico.Ma quel che appare alla nostra visione non è altro che una composizione frattale della trivarietà ove le singolarità spazio-temporali possono disporsi nella più assoluta libertà nella cronotopia universale, senza alcuna stabile coessenzialità temporale e spaziale, tale da far apparire le singolarità kosmiche singolarità uniche e inequivocabilmente distinte nell’universo, ma in realtà ben inserite nel campo graviquantico attraverso l’ipospazio virtuale di S.Hawking. Se quel paradigma è pregnante in macro nel cosmo, sarà altrettanto nel micro, tant’è che non sarà tanto difficile immaginare stringhe nella micro regione di Planck, ma supersimmetriche alla ipospazialità di Hawking. Sarà bene riflettere sulla cronotopia virtuale creata Hawking e ben disvelata dal modello topologico della trivarietà.Quindi Hawking ci fornisce, per la prima volta, la possibilità di calcolare una temporalità cosmica non lineare e quindi ci dischiude una visione della temporalità "altra" dai paradigmi delle narrazioni dell'800.Se la scienza e la filosofia hanno elaborato una formalizzazione della temporalità diversa.
Quel che ci appare in luce ed in modo dispiegato, fu presente in nuce?
Prima, però, un raffronto tra la visione temporale lineare e la tridimensionalità del "tempo immaginario".
La classica visione del tempo procede per spostamenti progressivi e lineari come se fosse una freccia del tempo,l'evoluzione del"tempo immaginario" si dispiega nella superficie di una sfera, sorge da un polo "immaginario" il nord raggiunge l'equatore e si chiude in un polo, di linee congiungenti, "immaginario" il sud.Se si pongono le due diverse interpretazioni del tempo in relazione, si comprende come c'è una convergenza ma anche una biforcazione nel percorso incapace di una qualche stabilità certa."E' un caos" è un'espressione che viene usata per esprimere la dissolvenza di una qualche identità, telos, lineamenti e fondamenti e sta per "non esiste nessuna certezza, finalità, non c'è nessun fondamento".Emerge con una qualche rilevanza culturale,filosofica e scientifica l'"epistème" di due congetture:la più originaria prende spunto dalla dialogia tra apollineo e dionisiaco ove ogni sapere,ogni senso non ritrova più in sè e fuori di sè le coordinate fondamentali:il mondo è dominato da un'instabilità permanente, caotica appunto;il senso della temporalità, in questa visione, avverte il declino sia della linearità sia della ciclicità senza un dispiegamento,però, di
un'interpretazione verso altre forme della conoscenza e del sapere: il senso di questa congettura rimane sempre al di qua del senso caotico contemporaneo.La seconda congettura,viene alla luce nella matematica con la "teoria del caos".C'è una qualche corrispondenza tra queste congetture e quel senso impalpabile appena descritto, si può stabilire una qualche connessione tra i vari sensi del "caos" e/o definire che cosa sia questo "senso del caos "?Si evidenzia la necessità di stabilire una minima considerazione sull' "ontologia del chaos", sul senso in sè del "chaos", sulla sua influenza nella cultura.
Joyce col suo ossimoro "chaosmos" volle definire un senso che fosse, nello stesso tempo, un "cosmos" non ordinato e non prevedibile.
Questa parola vuol dirci che l'antica distinzione tra ordine e disordine, tra "cosmos" e "chaos", tra tempo ordinato e tempo disordinato, possono trovare un punto di fusione nell'essenza del "chaosmos" ovvero in un "cosmos" ove non regna più la simmetria apollinea ma fa da padrona l'asimmetria dionisiaca.
Nello stesso tempo quell'asimmetria dionisiaca non si trova però iscritta in una temporalità ben definita, con un orizzonte degli eventi, dei limiti ben evidenziati; tant'è che è impossibile uscire da quelli se non in una sorta di "de-lirio" e di "sub-limen" cioè di un andare oltre la linea dell'orizzonte e quindi in un altro mondo "chaos-cosmos".Il "chaos", quando lo si contrappone al "cosmos" diviene sinonimo di fenomeni incomprensibili, indecidibili; quando si trova un punto di fusione col "cosmos" l' "ontologia del chaos" non fa altro che dispiegare luoghi e regioni dello spazio-tempo ove gli eventi appaiono disordinati, incomprensibili, indecidibili nel piccolo ma in una dimensione diversa appaiono in una prospettiva differente dalla precedente ma non per questo incomprensibili.
Forse il "chaos" è compresente in tutte le dimensioni dell'universo ed appare incomprensibile per la razionalità, per il sapere ed il calcolo. Ma quando l'osservatore lascia che il "chaos" vinca le sue battaglie in quella dimensionalità e si sposta verso una dimensione "altra", il "chaos" cessa di essere tale per rivelarsi nella sua armonia e bellezza simmetrica.
Si può definire l' "ontologia del chaos" quale rappresentazione dell'essenza delle cose nella propria dimensione non delineata da nessuna cultura, razionalità,calcolo.Perchè il "chaos" possa essere considerato un oggetto di osservazione, quindi, si dovrà trovare una soggettività visiva che ne delimiti l'orizzonte, il senso e la forma.Per una classificazione delle varie tipologie caotiche, immaginiamo un disco in cui sia incisa una musica infinita.L' "attrattore strano" sarà la forma regolare del "chaos" i cui confini e l'orizzonte degli eventi sono ben delineati, per esempio a forma di disco, ma di cui è impossibile percepire e calcolare l'itinerario interno.
Quando il sapere ha di fronte a sè la forma completa del disco può definire l'evoluzione complessiva,può dare qualche ordine al disordine.Ma lo stesso soggetto visivo, all'interno del disco, non riuscirebbe mai a stabilire un itinerario, un senso, una conoscenza, un ordine: si troverebbe in un classico "chaos".
In questa dialogia tra ordine esterno e disordine interno o viceversa c'è tutta l'essenza dell' "ontologia del chaos": è possibile rintracciare i prodromi di questo paradigma , nella monade leibniziana quale sfera contenente in sè il "chaos"e il "cosmos"; ovvero, nella monade c'è un succedersi di simmetria ed asimmetria, di "cosmos" e "chaos". Secondo questa prospettiva gli sviluppi compiuti relativamente ai fondamenti della geometria, della logica e della fisica matematica hanno condotto inevitabilmente a una profonda trasformazione della concezione kantiana dei principi sintetici a priori.
Tali principi non potrebbero più essere concepiti come necessari, certi, non rivedibili. Ciò che viene negato è un modo di intendere l’a priori, non l’a priori in senso generale.
Al contrario molti hanno rimarcato l’adesione, da parte degli empiristi logici, ad una concezione relativizzata dell’a priori.
L’a priori contestualizzato costituisce la base per quella che è stata definita una negazione “debole” del sintetico a priori kantiano. Secondo questa interpretazione il carattere proprio dell’empirismo logico sarebbe da individuare esattamente nella tensione fra aspetti di tipo kantiano e aspetti riduzionistici.
Forse nel periodo musicale,nello "zeit-raum" mozartiano è già presente il "chaosmos"."Zeit-raum", nella sua originarietà, significa spazio-tempo ovvero il senso del periodo quale fu formulato in origine: "perì-odòs" limite intorno ad una strada, ad un sentiero.
La musica mozartiana è la prima musica col senso dello "zeit-raum", del periodo che ha in sè una simmetria, rigorosità, completezza apollinea, cosmica ma che, nella sua essenza, al suo interno conserva e svela un disordine, un'asimmetria, una tonalità che va oltre l'ordine musicale esistente.Lo "zeit-raum" sarà quindi, quale metafora del "chaosmos", lo spazio cosmico entro cui è possibile far soggiornare il tempo caotico e nel contempo il tempo cosmico, ove soggiorna lo spazio del "chaos".Mentre nel "cosmos" spazio e tempo ci appaiono, sia nella fisica classica fino a Newton sia nella fisica einsteiniana e post, come regolati da una legge e da una rigorosità calcolabile e nel contempo come se fossero governate da identiche leggi, sensi, forme; nello "zeit-raum chaosmico" è possibile che lo spazio ed il tempo siano governati da una "differenza": tempo ordinato e spazio disordinato, tempo caotico e spazio cosmico.
Si potrebbe anche evidenziare una fenomenologia in cui una spazialità cosmica sia abitata da una temporalità caotica e viceversa. Si potrà allora definire un "attrattore strano" avente una dimensionalità temporale caotica ed una dimensionalità spaziale cosmica.La ragione classica si è trovata di fronte a questi fenomeni della scienza.Il pensiero filosofico, per riuscire a trovare un'interpretazione di questi fenomeni, è stato costretto ad abbandonare le grandi narrazioni.Forse Nietzsche con la sua dialogia Apollo-Dioniso, accennò a questa ipotesi, ma al di sotto delle complessità evidenziate dagli "attrattori strani" formulati da Lorenz; del resto mai appare, nel pensiero nicciano, la presenza metaforica di una divinità che possieda gli elementi del dionisiaco e dell'apollineo quale essenza stessa della sua natura: lo spazio-tempo ove il "chaos" viene alla luce per generare mondi abitati da una caoticità imprevedibile ed indecidibile dove trovano dimora dei ed uomini quindi il dionisiaco, l'apollineo e l'umano che non è nè dionisiaco nè apollineo ma è l'uno e l'altro. In principio il "chaosmos" è isologico con la "fusis" e, a sua volta, questa isologia è possibile interpretarla come un "attrattore strano" ove la "fusis" si evidenzia con un orizzonte, una forma, una formula rigorosa e completa ma che in sè possiede infiniti itinerari labirintici.
Per poter parlare della "fusis", quale "ontologia del chaosmos", non è più possibile utilizzare il linguaggio che tutt'ora costituisce la nostra "koinè", perchè l'evidenziarsi del "chaosmos" qual e "fusis", natura ha messo in crisi non solo le grandi narrazioni, ma anche l'essenza stessa del linguaggio.
Solo una nuova visione della temporalità può offrire nuovi orizzonti alla nostra riflessione; quale relazione, allora, intercorrerà tra temporalità caotica e/o immaginaria, "pensiero della differenza" e l' "ordine simbolico del mondo".
Sperimentiamo il tempo come un passaggio continuo e inarrestabile da ciò che fu a ciò che è adesso ed ulteriormente a ciò che sarà. Questo passaggio quasi impercettibile non significa che il tempo sia un'entità assoluta,la cosiddetta teoria del «tempo assoluto», o vuoto, assunta da Newton, poiché in realtà il tempo è una caratteristica derivata dal movimento «teoria relazionale» del tempo, seguita da Leibniz.
Ogni mutamento contiene una dimensione irriducibile di successione di un “prima” e di un “dopo” ed è questa la temporalità nel suo momento originario, prima di ogni misurazione . Laddove c'è successione, c'è una forma di temporalità. Da questo punto di vista, ogni fenomeno successivo produce un proprio tempo, ma a causa dell'intreccio tra gli esseri della natura, normalmente il prima e dopo di molti fenomeni si determina in rapporto a certe successioni standard.
Il tempo quindi è l'ordine successivo prima/dopo tra gli eventi , nato dal movimento . Però, ciò che cambia permane sotto molti altri aspetti, per cui il tempo, in un senso più frequente del termine, è la «durata dell'essere mutevole», una durata sempre immersa nel cambiamento, dal momento che ogni essere naturale subisce costantemente trasformazioni interne e anche cambia a causa del mutamento continuo della natura circostante. Così un ente dura il tempo di un'ora, di un giorno, di alcuni anni, in quanto permane nell'essere durante quel periodo o durata, che resta determinata proprio perché quel periodo è stato caratterizzato da alcuni cambiamenti e dai mutamenti nei fenomeni del cielo, in quelli terrestri, dei viventi.
Se, per assurdo, non cambiasse mai nulla nel mondo e non ci fosse alcun riferimento, nemmeno esterno, ad una qualche successione di eventi, allora in quello strano stato non si darebbe un vero «tempo». A durare è ciò che è mutevole e, per questo motivo, le cose a-temporali, come sono i concetti astratti, per esempio i numeri, non «durano» . Il tempo, in quanto dimensione non spaziale del moto, è suscettibile di essere quantificato. Newton concepiva il tempo come assoluto, come un flusso uniforme e infinito, indipendente dalle cose, il quale tempo non era altro che un'idealizzazione pari a quella dello spazio assoluto e infinito. Kant seguì la stessa strada, solo che ridusse il tempo ideale newtoniano a un'intuizione a priori della sensibilità interna dell'uomo, introducendo così il dualismo tra il tempo psichico (quello della sensibilità interna) e il tempo assegnato ai fenomeni per inquadrarli nelle categorie del pensiero: è vero che il tempo astratto è costruito in parte dall'uomo quando misura la successione dei moti naturali il giorno, l'anno, in quanto tali sono entità di ragione fondate sulla realtà, ma altri aspetti del tempo sono ontologici e pre-metrici il futuro non è un ente di ragione. La teoria della relatività di Einstein eliminò in maniera definitiva l'idea del tempo assoluto nella fisica. Il tempo, lo spazio-tempo è relativo allo stato di moto di un dato sistema di riferimento, e nella teoria della relatività generale il tempo è anche relativo alla intensità del campo gravitazionale, cioè alla curvatura dello spazio. L'evento creativo dell'Essere sul tempo sarebbe in qualche modo pensabile soltanto in un modello di universo nel quale le linee dello spazio-tempo fossero quelle elaborate da Kurt Gödel:interpretazione ontologica della pl-theory?
Lì si eventuerà la crisi ontologica della mathesis, in relatività con la ricerca della verità ontologica, o svelatezza, dell’essere al di là dei paradigmi della metafisica influente,ininfluente dell’imperativo categorico della volontà di potenza.
Il futuro abita nel presente sia il pensiero ontologico, sia l’indicibile paradosso godeliano della fondatezza metaontologica della mathesis: la mathesis dell’essere quale disvelatezza della verità ontologica, altri saranno felici delle magnifiche sorti virtuali della matematica, senza sottrarre nulla a quella presente epoca, è giunto il tempo ontologico dell’evento della epochè, quale mathesis della fondatezza ontologica della verità disvelata delle matematiche.
La metaontologia della mathesis si disvelerà quale ontosinestesia del pensiero ontologico, in relatività con la crisi della fondatezza ontologica godeliana.La fondatezza ontologica abita il futuro nella presenza della fondatezza virtuale, immaginaria, kaosmica quale modello ontologico del dicibile della koinè ontologica eventuante i paradossi ontologici, ma gettante, oltre la verità ortogonale, i paradossi dell’adeguatezza categorica imperante paradigmatica.Qui il futuro abita il presente nell’essenza della fondatezza ontologica, o meglio dagli eventi godeliani è possibile dispiegare una metaontologia della fondatezza della mathesis.Quale completezza della fondatezza non sarà sufficiente solo una fondazione ortogonale, noetica, imperativa, categorica, modale adeguata all’inferenza della volontà di potenza paradigmatica sia per l’infinita’ degli eventi che sfuggono o che rimangono nell’oblio, sia per la disvelatezza dell’essere ontologico che eventua la fondatezza ontologica della verità, ma anche della stessa fondatezza virtuale della technè frattali, sia della fondatezza immaginaria della temporalità, sia soprattutto e per lo più per l’eventuarsi della fondatezza kaosmologica fluttuante topologica, intuita dallo stesso Godel, poco prima dell’al di là, con le sue teorie kaosmiche degli universi transfiniti, ma sinestetici nella temporalità ontologica.
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