Mi permetto di esprimere la mia opinione da filo-sofista (come si può facilmente intuire dalla citazione di Gorgia sotto la mia firma): ritengo infatti che ogni cosa, eccezion debitamente fatta per gli assoluti o i dogmi dei medesimi - il che significa lasciare una buona volta la religione in disparte

- sia frutto di un pensiero umano e pertanto nasca da una pura convenzione. In effetti, in ambito di ricerca matematico-cosmologica, ogni definizione, teorema, teoria e definizione nasce da concetti primitivi ed affermazioni di carattere prettamente assiomatico, che tendono a creare circoli chiusi - e, badate bene, non ho detto viziosi - di teorie. Questa, del resto, è la definizione stessa di metodo ipotetico-deduttivo, ma può essere sempre applicata, seppur con qualche minima riserva, anche a quello empirico, in cui, pur cercando di attenermi il più possibile a risultati pratici, sono obbligato sempre e comunque a definire in partenza enti e, più in generale, concetti.
A questo punto, mi aspetto prinicipalmente che si obietti che la matematica, in quanto perfetta e coerente, non può essere mera espressione di uno svago del subconscio umano, che crea convenzioni e ci ricama sopra fior fiore di teoremi.
Usciamo allora da un'ottica che demonizza la concezione illuministica di dominio del nous sul logos: in effetti, la matematica è così perfetta e coerente con i propri assiomi non NONOSTANTE sia generata dal puro pensiero umano ed esista soltanto in funzione di esso, ma proprio IN VIRTù di tale fatto. Del resto, la mente umana non può non essere perfetta, perché:
a-)giusto per citare Aristotele, l'uomo può pensare parte di Dio ma anche parte della potenza in transizione, mentre la mente di Dio può pensare soltanto il puro atto, e dunque noi superiamo la divinità stessa in ecletticità del pensiero - qui qualcuno mi accuserà di eresia, lo sento

-;
b-)la mente umana discende da quella divina
(ho fatto queste due considerazioni soltanto per fare arricciare ancora di più il naso a coloro che l'avevano già storto quando ho cacciato a pedate la religione dal ragionamento

)
Ora, occupiamoci di un'altra obiezione, quella di natura pratico-cosmologica:
come può la matematica, se è una semplice convenzione, spiegare in modo così profondo molti misteri fisici? E, soprattutto, chi assicura che non sia in grado di spiegare al meglio l'universo?
Per controbattere, sono costretto mio malgrado a scomodare il buon vecchio Kant: e, infatti, il problema che ci si può porre è banalmente questo: l'universo è esistente anch'esso in quanto pensabile dall'uomo

o in quanto indipendente dalla sua mente

? Beh, a costo di scomodare la relatività, oserei dire che il pensiero dell'uomo può esplorare, nei suoi anfratti più reconditi, qualcosa che va al di là dell'universo stesso - in altre parole, l'uomo può concepire il trascendentale - ma l'universo cesserebbe di esistere senza l'uomo stesso che lo pensasse.
Pertanto, la matematica non può che spiegare quelle parti dell'universo che l'uomo già conosce, e questo è tautologico - se l'universo e la matematica sono frutto del pensiero umano e nascono entrambi come convenzioni, è evidente che devono implicarsi a vicenda - perché, se anche riuscisse fantascientificamente a spiegare l'esistenza del Tutto assoluto, ciò cesserebbe istantaneamente di essere un mistero e pertanto entrerebbe di fatto a far parte dell'Es umano.
Dunque, la matematica esiste a mio parere soltanto come proiezione sul conscio della parte più razionale dell'inconscio e, pertanto, è una convenzione umana.
Questo non è certo un deterrente: al contrario, sfido chiunque a negare - con il proprio raziocinio - il potere del raziocinio umano stesso: cadrebbe inevitabilmente in un paradosso analogo a quello stoico del mentitore.
P.S.: Un grazie a Faust per la splendida idea di aprire questo thread.
P.P.S.: Temo che in molti troveranno un po' troppo relativista la mia opinione, ma in fondo...il confronto è il dono più grande di cui la nostra mente ci consente di approfittare.

Membro dell'EATO.
Membro della Lega Anti MM2.